La storia della pubblicazione di The Wallcreeper (uscito in Italia per Minimum Fax sotto il titolo di Senza pelle e tradotto da Anna Mioni) è quasi un romanzo a sé.
Gli autori esordienti vengono spesso incasellati in due profili: da una parte, il giovane autore, se non proprio enfant prodige, che sulle ali della giovinezza avrebbe scritto un grande libro (vedi Raymond Radiguet, oppure Emma Cline e Luciano Funetta, per citare due esempi che abbiamo trattato su Players); dall’altra, la persona più avanti con gli anni, magari con una vita particolare e/o raminga, da cui non ci si aspetta per forza un’opera letteraria (Carver, per nominare un altro Raymond icastico).
Nell Zink si avvicina di più alla seconda categoria; nata nel 1964 e laureata in filosofia, per gran parte della sua vita fa i mestieri più disparati (segretaria, cameriera, muratrice, autrice di manuali) nei luoghi più lontani (da diverse zone degli USA a Israele) fino ad approdare nel 2000 in Germania, dove tuttora lavora come traduttrice. Dopo aver letto un articolo di Jonathan Franzen sugli uccelli europei, gli scrive per rimarcare che si era dimenticato della zona dei Balcani; Franzen resta colpito dall’erudizione e dall’intelligenza della corrispondente e, dopo aver sollecitato e visionato le prime cinquanta pagine di Senza Pelle, la incoraggia a diventare una scrittrice professionista. Zink termina la stesura in tre settimane e lo sottopone al Dorothy Project – una minuscola casa editrice che pubblica storie di autrici o incentrate su protagoniste femminile – che pubblica il romanzo nel 2014. Senza Pelle raccoglie un buon successo di critica, compare in diverse classifiche di fine anno e viene tradotto in diverse lingue; Nell Zink pubblica l’anno dopo Mislaid: A Novel, per Ecco, mentre quest’ottobre uscirà Nicotine.
Nel profilo apparso sul New Yorker, si dice che Zink considerava Senza Pelle «spazzatura impubblicabile», forse un giudizio troppo severo per la sua opera prima, considerato quanta spazzatura che passa per literary fiction viene pubblicata ogni anno, ma allo stesso tempo non del tutto infondato.
Tra i dettagli migliori del romanzo, di certo l’incipit:
I was looking at the map when Stephen swerved, hit the rock, and occasioned the miscarriage.
L’io narrante è Tiffany, ex segretaria sui venticinque anni da poco sposata con Stephen, un ricercatore, con il quale si è trasferita a Berna dagli Stati Uniti. Questa coppia e il loro matrimonio traballante sono le uniche due costanti del romanzo, che cambierà diverse ambientazioni e introdurrà nuovi personaggi solo come distrazione sessuale per uno dei due personaggi principali.
Si è molto parlato della presenza del bird-watching e del tema dell’ecoterrorismo all’interno del romanzo, ma ciò che quasi mai viene specificato è che Tiffany e Stephen non sono due attivisti efficaci, e anzi per la maggior parte del tempo sembrano brancolare nel buio. L’interesse di Tiffany per qualsiasi cosa non legata a se stessa è altalenante, nel migliore dei casi, mentre Stephen sembra vivere una sorta di crisi di mezz’età anzitempo, lasciando il lavoro per un impegno ecologista che sembra più legato al bel viso di Birke, un’altra attivista, che a un’effettiva convinzione.
Più si prosegue nella narrazione, più diventa palese come il romanzo non sia nulla di più che un divertissement, e lo segnalano diversi elementi: tutti i personaggi restano bidimensionali (egregi soprattutto gli svariati incontri casuali in luoghi diversi tra due persone che non si tengono in contatto né hanno un circolo sociale simile), e la trama dà l’impressione di non essere stata pianificata all’inizio, il che può risultare in un effetto quasi picaresco, alle volte, ma più spesso tradisce la fretta nella composizione da parte di chi scrive. Il meglio che si può dire del registro colloquiale utilizzato è che è scorrevole, di solito il requisito base di un romanzo, e adatto a un narratore come Tiffany, ma di certo questa modalità espressiva scelta da Zink non si presta a niente di granché memorabile.
Nonostante questo debutto sembri più la prima stesura di un manoscritto forse editabile in un buon romanzo più che un libro compiuto, Senza Pelle può lo stesso rimanere un’esperienza di lettura piacevole grazie alla rapidità e alla brevità del testo, e all’evidente presenza di un intelletto pronto ed erudito alla base di tutto. E, in questo caso, può bastare.
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